Come è possibile coltivare la fede con la preghiera? Nel precedente articolo abbiamo riflettuto sull’importanza di educare i propri figli (e le persone che ci stanno intorno) alla fede, in vari modi, semplici, pratici, con quello che abbiamo a disposizione nella nostra vita quotidiana e con le nostre risorse, rimandando in seguito l’approfondimento della preghiera quale strumento di trasmissione, alimento e condivisione della fede.
Alla luce delle precedenti riflessioni (vedi in particolare gli articoli sull’autostima) possiamo dire che la stima che abbiamo di noi stessi e l’atteggiamento di fondo che assumiamo, influenza il modo in cui preghiamo e ci rivolgiamo a Dio: mi rivolgo a Dio con atteggiamento umile e il cuore contrito, o come il pubblicano mi vanto dei miei “progressi” in campo ecclesiale, della mia condotta ineccepibile? La mia preghiera è fatta di parole vuote, è egoistica? Ancora, l’immagine che abbiamo di Dio influenza sicuramente il modo di rivolgerci a Lui, infatti, una cosa è un Dio Padre che mi ama così per come sono, mi accoglie e mi perdona, altra cosa è un Dio giudice imparziale, senza pietà, lontano da me che mi condanna.
Una frase che ho letto e che mia ha colpito muovendo la mia riflessione è stata “Dimmi come preghi e ti dirò chi è il tuo dio!”, infatti, ho pensato a ciò che ci spinge a pregare, al modo in cui lo facciamo, se il nostro comportamento è legato alla preghiera che facciamo o la preghiera/fede e la vita sono due binari indipendenti? E ancora, consideriamo la preghiera come un bancomat e dunque, amiamo Gesù o i regali che ci fa Gesù, e quando non ci accontenta ci arrabbiamo e gli voltiamo le spalle? Pregare è difficile e sono tanti i motivi per i quali non si prega: sicuramente perché manca il tempo e quando arriva la sera, non si ha la forza per pregare, poi emerge la pigrizia o la poca voglia, le distrazioni, i mille interessi che colmano abbondantemente la vita, rimandando sempre a un “dopo” che in realtà non arriva mai; anche la nostra eccessiva autostima o la nostra superbia possono farci dire che in fondo non abbiamo bisogno di Lui. Poi la mancanza di fede: a cosa serve pregare quando Dio è assente, non ascolta, non considera le nostre miserie, mostrando anche un atteggiamento negativo e pessimistico. E allora a forza di non pregare, non si prega più! Invece la preghiera va riscoperta perché è necessaria, come è necessario respirare per vivere, perché è l’alimento per la nostra anima: così come nutriamo il corpo dobbiamo nutrire anche lo spirito.
La preghiera è il rivolgersi a Dio, il mettersi in contatto con Lui, l’entrare in relazione con Lui: quanto più profonda è la nostra preghiera, tanto più profondo è il nostro rapporto con Dio. Purtroppo troppo spesso non sappiamo pregare perché nessuno ce l’ha insegnato, ecco che ritorna l’importanza di educare, insegnare, trasmettere (vedi articolo La fede comincia a casa). A volte la preghiera diventa una semplice introspezione psicologica per riflettere su se stessi, analizzare i propri sentimenti, le emozioni, le diverse impressioni vissute con le persone incontrate, che è una cosa positiva, ma perché questa analisi interiore diventi preghiera ci vuole un passaggio in più, ossia mettere la propria vita nella luce di Dio e sotto il suo sguardo e la preghiera diventa atto di fede, non più un monologo, ma un dialogo tra due persone che parlano e ascoltano: Dio parla e l’uomo ascolta, l’uomo parla e Dio ascolta. Di fatti, il punto di partenza della preghiera è sempre la Parola di Dio ascoltata come faceva Maria sorella di Marta, seduta ai piedi di Gesù: come dice san Paolo, “la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo[1]”.
Penso spesso al fatto che la preghiera venga trascurata, perché in realtà non ne viene trasmessa e percepita l’importanza, l’importanza di parlare con Dio, di rivolgerci a Lui come a un Padre, forse perché quando immaginiamo Dio, pensiamo all’icona, al quadretto appeso in salotto, alla statuetta che ci hanno regalato, non riflettiamo sul fatto che invece Lui è una Persona, concreta, non in carne e ossa, ma in spirito, presente, operante, delicata, tenera e amorevole, anche dura quando serve, così come lo siamo noi con i nostri figli in alcuni momenti. Forse perché quando diciamo preghiera subito ci vengono in mente litanie, frasi meccaniche da ripetere a memoria che ci annoiano, invece preghiera è anche la lettura di un salmo, di un versetto, mettersi sulla spiaggia e ringraziare Dio per il mare, gli uccelli, il vento, il sole; invocare lo Spirito Santo prima di lavorare o di studiare, rivolgere un pensiero a Dio nelle varie situazioni che viviamo; il semplice mettersi davanti a Gesù Eucaristia, o se non ne abbiamo la possibilità, di fronte ad un crocifisso nel salotto di casa nostra, in silenzio, 10 minuti, ringraziando Dio per quello che è e per quello che ci da ogni giorno, pregando nella semplicità, con cuore sincero, in maniera essenziale, come ci ha insegnato Gesù:
“Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci nella tentazione,
ma liberaci dal male. Amen!”
Dott.ssa Giusi Perna
[1] Rm 10,17
Lascia un commento