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IL LOCUS OF CONTROL: LA VITA È IN MANO AL CASO O ALLA NOSTRA VOLONTÀ?

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Quando ci accade qualcosa, pensiamo che dipenda da noi o da altro? Per cercare di dare una risposta a questa domanda dobbiamo riferirci ad un costrutto teorizzato nel 1954 da uno psicologo statunitense, J.B. Rotter, ossia il “locus of control” o “luogo del controllo”, il quale indica la modalità con cui una persona ritiene che gli eventi della propria vita siano prodotti da suoi comportamenti o azioni, oppure da cause esterne indipendenti dalla sua volontà.
 psc5 Il locus of control può essere interno, quando le persone credono nella propria capacità di controllare gli eventi, e attribuiscono i loro successi o insuccessi a fattori direttamente collegati all’esercizio delle proprie abilità, volontà e capacità. Oppure può essere esterno, ossia posseduto da coloro i quali credono che gli eventi della vita, premi o punizioni, non siano il risultato dell’esercizio diretto di capacità personali, quanto piuttosto il frutto di fattori esterni imprevedibili quali il caso, la fortuna o il destino.
Ognuno di noi ha una dominanza di uno dei due stili di attribuzione. Le persone che possiedono un locus of control interno si sentiranno maggiormente responsabili delle loro azioni e avranno maggiori possibilità di successo, in quanto si impegnano nella ricerca attiva di strumenti e soluzioni perché ritengono che le soluzioni ai loro problemi siano alla loro portata; inoltre, possiedono alti livelli motivazionali e un approccio strategico alla vita. Nelle persone che hanno un locus of control esterno, l’atteggiamento sarà più passivo rispetto alle situazioni della vita e tenderanno ad accettare gli eventi anche quando potrebbero essere modificati; si sentono spesso in balia dell’imprevedibilità e non ricercano delle soluzioni autonome, ma si affidano agli altri, la motivazione è molto debole e c’è una visione negativa dell’andamento della vita.
Naturalmente, nella realtà non ci sono persone così chiaramente “interne” o “esterne”, gli individui hanno una tendenza predominante in uno dei due sensi, ma sono molteplici le fonti di variazioni: il ruolo, il tipo di circostanza e le aspettative, di volta in volta influenzano il nostro atteggiamento portandolo ad essere arrendevole o determinato. Si capisce da sé che questo costrutto è strettamente legato al livello di autostima posseduto da ciascuno (vedi articolo Autostima e umiltà), infatti, al di là della dominanza, tutti noi utilizziamo l’attribuzione a cause sia interne che esterne: ad esempio, spesso tendiamo ad attribuire i nostri successi a stati interni (“sono proprio bravo”), mentre quando un’altra persona ottiene gli stessi risultati,  ci spostiamo su spiegazioni esterne (“è stato fortunato”). Allo stesso modo, quando facciamo errori o falliamo in un compito tendiamo ad attribuire le cause a qualcosa di esterno (“sono stato sfortunato”), quando gli altri non riescono in qualche compito o fanno errori, tendiamo ad usare su di loro attribuzioni interne (“è un incapace”).
Non è così nel caso di una persona con bassa autostima, questa tende ad avere un locus of control tendenzialmente esterno al contrario, ossia attribuendo i propri successi a condizioni esterne e i fallimenti a caratteristiche personali (“sono un buono a nulla”, “non sono all’altezza di…”, “non sono affidabile”). Allo stesso modo le persone pessimiste (vedi articolo sull’Ottimismo), quelle che hanno una visione negativa della vita e che tendono ad assumere un atteggiamento vittimistico, enfatizzano gli eventi negativi, catastrofizzandoli e attribuendoli a fattori esterni (“sono sfortunato”, “non me ne va bene una”, “qualcuno ce l’ha con me”).
Anche in ambito spirituale, assumendo un locus of control esterno, spesso le persone pensano che Dio sia il responsabile degli eventi negativi della vita, privilegiando un’immagine scorretta e negativa di Lui (vedi articolo L’autostima e le maschere di Dio), così come leggiamo nella scrittura, gli ebrei pensavano che anche il male venisse da Dio, invece Gesù ci ha svelato il vero volto del Padre e sappiamo che Lui è amore, sommo bene e non manda il male, ma lo permette per la nostra crescita, perché è attraverso le cadute che possiamo rialzarci e andare avanti; per spogliarci dalla mentalità egoistica e dunque, raggiungere la carità perfetta. Di fronte agli eventi della vita, soprattutto le ingiustizie, ci aspettiamo che Dio intervenga in maniera decisa e risolutiva, Lui invece opera in maniera diversa: ci lascia liberi, anche di compiere il male, anche se questo ricade sugli innocenti. Nonostante tutto, non ci lascia soli, mette sempre accanto a noi degli angeli che ci guidano e ci accompagno, e ci aiutano di fronte alle difficoltà, e soprattutto vuole la nostra collaborazione, vuole i nostri “cinque pani e due pesci”, perché come dice Sant’Agostino “Chi ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te!”.
Dunque, anche se la vita a volte ci riserva delle sorprese, con l’aiuto di Dio dobbiamo impegnarci a parteciparvi attivamente e in prima persona.
Non scoraggiamoci e confidiamo in Dio Padre, sempre!

Dott.ssa Giusi Perna

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