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E’ Lui con noi

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Deserto. Noi parliamo di deserto ma sappiamo bene che quello che attraversiamo non è un deserto duro, arido, come quello che affrontò il Cristo. Noi abbiamo un pozzo segreto, un’oasi ad accoglierci, noi in questi quaranta giorni abbiamo avuto sempre il conforto del Suo Corpo e Sangue nell’Eucaristia a sostenerci, a confortarci. In ogni Santa Messa riceviamo un dono, rendiamocene conto, non diamo per scontata la Sua presenza. Falso deserto è il nostro.

Intorno a noi può esserci il buio e l’oscurità, e tuttavia vediamo una luce: una piccola fiamma, minuscola, che è più forte del buio. Cristo ha vinto la morte – Egli vive – e la fede in Lui penetra come una piccola luce tutto ciò che è buio e minaccioso. Chi crede in Gesù, certamente non vede sempre soltanto il sole nella vita, quasi che gli possano essere risparmiate sofferenze e difficoltà, ma c’è sempre una luce chiara che gli indica una via, la via che conduce alla vita in abbondanza (cfr Gv 10,10). Gli occhi di chi crede in Cristo scorgono anche nella notte più buia una luce e vedono già il chiarore di un nuovo giorno. (BENEDETTO XVI)

Lui non ci lascia soli. E noi?

Mettiamoci davanti a Cristo Crocifisso. Contempliamolo.

La parola “contemplazione” – in greco theoria – l’incontriamo nel Vangelo di Luca: «Tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo – theoria – (e si riferiva alla crocifissione del Signore), ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto». Contemplazione non è dunque un’evasione dalla storia, ma la capacità di guardare fisso il Cristo Crocifisso e poi di riconoscerlo proprio nella storia d’ogni persona e del mondo intero. Così la contemplazione diviene preghiera.

Vegliamo con Lui in quella notte che si sta avvicinando. É la notte della prova: Gesù suda sangue; è la notte del tradimento, dell’arresto. Tutti gli apostoli scappano, e Lui, Gesù, rimane solo. Sa però che il Padre non lo abbandona. Forte di questo amore del Padre, egli è pronto ad abbracciare la croce….

Stiamo un po’ con Gesù in queste ore nel silenzio dell’orto, nel Sinedrio, davanti alla colonna dove strazieranno la Sua carne, sulle pietre che calpesterà portando il pesante legno, sotto la Croce dove mostrerà che la vita è più forte della Morte e che soprattutto l’amore è più grande dell’odio mentre altri giocano a dadi la sua tunica.

Stiamo un po’ con Gesù perché non saranno ore facili, saranno ore in cui al massimo gesto dell’amore, Prendete e mangiate: questo il mio corpo, bevete questo è il mio sangue, seguiranno i momenti in cui sarà messa a dura prova la Sua fede e in cui sceglierà di rimanere fedele: Padre, nelle Tue mani affido il mio spirito; questa saranno le ore in cui leverà il grido straziante della solitudine e dell’abbondono: Dio mio, perché mi hai abbandonato? Questa saranno le ore in cui tutto sarà compiuto, in cui la morte sarà sconfitta e Lui risorgerà.

Stiamo un po’ con Gesù, fratelli e sorelle, e diciamo anche noi: Gesù, ricordati di me, quando entrerai nel Tuo Regno.

Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione,
prenderei proprio quel catino colmo d’acqua sporca.
Girare il mondo con quel recipiente
e ad ogni piede cingermi dell’asciugatoio
e curvarmi giù in basso,
non alzando mai la testa oltre il polpaccio
per non distinguere i nemici dagli amici,
e lavare i piedi del vagabondo,
dell’ateo, del drogato, del carcerato, dell’omicida,
di chi non mi saluta più,
di quel compagno per cui non prego mai,
in silenzio finché tutti abbiano capito nel mio
il tuo amore.