Ci è stato richiesto di fare un grande sacrificio, quello di stare a casa per il bene di tutti, non andare a scuola, al lavoro, al cinema, al parco, a trovare i nonni, uscire soltanto per fare la spesa o andare in farmacia, in un batter d’occhio il nostro modo di condurre la vita quotidiana è cambiato radicalmente, a cominciare dal modo in cui i nostri figli si approcciano alla didattica (a distanza), al nostro modo di lavorare da casa, il modo in cui intratteniamo relazioni con amici e familiari, ovvero tramite videochiamate e tutto ciò perché siamo a casa, a causa dell’emergenza di questo virus che per il momento occupa la nostra vita, i nostri pensieri, le nostre emozioni. All’inizio la stampa ci ha bombardato procurando troppo allarme, poi troppo poco, adesso sembra che ci siano indicazioni concrete e più regolate, ma non possiamo uscire e allora che fare? Disperarsi o sfruttare questo tempo al massimo? Abbiamo scelto la seconda opzione…
Anche se all’inizio mio marito ed io cercavamo di mantenere la calma e la tranquillità (apparente) per non trasmetterla ai bambini, avevamo tanta paura, tanti interrogativi, tanti dubbi, tante incertezze. Poi abbiamo studiato, fatto il punto della situazione e abbiamo detto basta: teniamoci aggiornati, ma non minuto per minuto, una massimo due volte al giorno è sufficiente per capire come proteggersi, tutto il resto rischia di alimentare solo ansia, panico e un pericoloso senso di sopraffazione e di scoraggiamento, che nell’immediato scattano in maniera fisiologica perché sono dei meccanismi di auto protezione, ma a lungo andare rischiano di danneggiare la nostra salute fisica, psicologica e spirituale.
Oltre a studiare e a lavorare da casa, a svolgere le attività casalinghe consuete, svolgiamo attività insieme più spesso rispetto a prima, avendo a disposizione molto tempo, come guardare un film, giocare insieme, fare attività manuali che aiutano a rilassarci, a scherzare e a ridere… perché in questi momenti è fondamentale mantenere un atteggiamento positivo e di speranza!
Abbiamo incrementato la preghiera personale, di coppia e familiare, e lo studio “biblico”: così come facevamo prima, la mattina le lodi e la meditazione del vangelo del giorno, ma senza la premura di prepararci per andare a lavoro; la sera il rosario, ma senza quella stanchezza che accompagnava la recita delle Ave Maria e, soprattutto, senza stress! Abbiamo anche introdotto durante la giornata qualche momento che prima non era possibile dedicare alla preghiera per i vari impegni, come la recita della Coroncina della Divina Misericordia, e spesso i bambini ci seguono interessati. Seguiamo (ahimé) la Santa Messa in streaming, recitando la preghiera per la Comunione Spirituale e abbiamo anche fatto Adorazione Eucaristica, nell’attesa di poter tornare a farlo in Parrocchia.
Due grandi novità questa quarantena ha apportato alla nostra vita spirituale, la preghiera di lode domenicale con i bambini e una diversa, per noi nuova forma di evangelizzazione: su incoraggiamento del nostro parroco, abbiamo continuato a fare catechesi con una piattaforma digitale che ci consente di “stare insieme” con i nostri ragazzi, e la drammatizzazione del vangelo domenicale. È cominciato tutto come un gioco, proviamo! All’inizio c’era un po’ di imbarazzo, anche da parte dei bambini, ecco allora mi è venuta un’idea: usiamo delle marionette per rappresentare i personaggi! Perché nella marionetta trasferiamo tutte le nostre emozioni positive e negative, le nostre paure, le nostre angosce, ma anche le nostre gioie e il nostro amore: perché attraverso la marionetta ci si mette in gioco totalmente, mandando sulla scena un “altro” me stesso, senza provare imbarazzo. Inoltre, giocare con le marionette con i bambini aiuta a prendere le distanze da ciò che preoccupa o fa paura e, guardando dall’esterno, aiuta a capire, a metabolizzare, a superare.
E dall’imput delle marionette, ognuno ha dato il suo contributo, mettendo in campo i carismi che il Signore gli ha donato, la manualità per costruire i personaggi, il disegno per la scenografia, la musica e il canto per l’animazione, la recitazione, tutti insieme in un circolo di creatività che lo Spirito Santo ha ispirato e guidato in sincronia! Ed è venuta fuori una forma di evangelizzazione, nuova per noi, che utilizza la forma “teatrale” per trasmettere dei messaggi importanti, come quelli della Samaritana e della sua sete, che può essere placata solo attingendo all’acqua viva che è Gesù (III dom. quaresima); o la guarigione del cieco nato, a cui Gesù ha aperto gli occhi del suo cuore (IV dom. quaresima); o la ribellione che in alcuni momenti della nostra vita possiamo attraversare, ad esempio per la morte di una persona cara, come è accaduto a Marta e Maria (V dom. quaresima).
Insomma, durante questa quaresima di quarantena, non abbiamo fatto niente di speciale o di straordinario, abbiamo soltanto alimentato la nostra unione, la nostra fede e la nostra vita spirituale in famiglia, piccola Chiesa domestica. Certo, non sono mancati i conflitti o le incomprensioni, bisogna esercitare molto la pazienza, perché come noi, anche i bambini possono innervosirsi e litigare in alcuni momenti.
In questo momento particolare, il Signore ci ha condotto nel deserto, ci chiama a percorrere un cammino di Quaresima duro, fisicamente lontano da Lui, dato che non possiamo accostarci all’Eucarestia e al sacramento della Riconciliazione; ma in questo momento il Signore ci chiama a rimanere più uniti a Lui.
Quando siamo su una barca in tempesta, dobbiamo sempre tenere presente che Gesù è sulla nostra stessa barca: anche se dorme e sembra che non Gli importi nulla di quello che sta accadendo, Lui è lì accanto a noi e non dobbiamo avere paura. Certo, è molto difficile mantenere la calma stando su una barca agitata dalla tempesta, ma con la preghiera e la fede in Dio, lo Spirito Santo ci da una forza psicologica e spirituale che neanche credevamo di avere.
Buon cammino!
Giusi Perna
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