News

Le ultime novità...

PREGHIERA E CONVERSIONE – 2°PARTE

Categories: Senza categoria

Può la preghiera trasformare la persona e avere un effetto terapeutico? Abbiamo riflettuto sul fatto che la preghiera è un’esperienza di fede attraverso e nella quale ci si rivolge a Dio, ci si mette in contatto con Lui, si entra in relazione con Lui. La preghiera ci permette anche di entrare in contatto con noi stessi, di scendere nelle profondità della nostra anima; è il suo respiro, il suo nutrimento, la sua linfa vitale. Come abbiamo constatato più volte, la fede e la vita non sono due binari indipendenti, infatti, in ogni preghiera ognuno esprime i sentimenti umani più profondi, quali gioia, dolore, umiliazione, attesa, speranza, amore… e tutto ciò può diventare espressione di lode a Dio, altre volte richiesta di perdono, altre ancora lamentazione, domanda: qualsiasi sia la ragione che muove la nostra preghiera, questa avrà caratteristiche sia naturali che soprannaturali.
Quindi sono svariati i fattori tipicamente umani che si possono cogliere: innanzitutto, tendiamo a scegliere dei luoghi o degli spazi specifici per pregare, che favoriscano calma, concentrazione e ci diano una sensazione di rilassamento. Sia che la nostra preghiera sia mentale o fatta ad alta voce, che sia personale o comunitaria, è un’esperienza che investe tutto la persona, il suo corpo, che è il luogo di espressione di tutti gli atteggiamenti interiori attraverso i gesti, i movimenti, la postura, dunque, prevede dei comportamenti specifici, riti e rituali. La preghiera presuppone la presenza della nostra mente, attraverso idee, pensieri, parole, convinzioni, immagini, che determinano l’idea che abbiamo di Dio e il suo rapporto con Lui (vedi articoli precedenti). Anche se ha origine da motivazioni spirituali, la preghiera è permeata da sentimenti e stati d’animo, quali l’abbandono in Dio, il senso di fiducia, l’amicizia, l’amore, la sicurezza, il senso di colpa, il disagio, la sofferenza, la noia, la paura; inoltre, le motivazioni che ci spingono a pregare possono derivare per esempio dal voler ottenere delle grazie, l’esigenza di scaricare le proprie tensioni o il bisogno di colmare un vuoto interiore, e in effetti, la preghiera soddisfa i bisogni dell’uomo biologici, di sicurezza, di appartenenza, di stima e di autorealizzazione.psicologia8
Alla luce di quanto detto, si capisce perché la preghiera realizzi una trasformazione in toto: innanzitutto, perché produce effetti positivi nel corpo, come hanno dimostrato diversi studi scientifici, ad esempio la preghiera del rosario, con la sua ripetitività, aumenta l’attività cerebrale e riduce il ritmo cardiaco dando una sensazione di tranquillità, e la meditazione, invece, elimina o attutisce lo stress, l’ansia, aumentando la capacità di concentrazione, la creatività, la comprensione degli altri. Altresì, pregare esige l’adesione a valori quali amore, bontà, compassione, implicando un cambiamento del proprio atteggiamento; la preghiera ha anche un effetto liberante, in quanto la persona impara con Dio a gestire meglio la propria vita, il proprio rapporto con il denaro, la sessualità, il divertimento. Quindi, possiede una forte valenza terapeutica, anche se questo non è lo scopo che si prefigge, perché dando sollievo dalla sofferenza fisica e psicologica e favorendo l’incremento di atteggiamenti positivi, migliora la qualità della vita e i rapporti interpersonali e la relazione con Dio, anche se in alcuni casi in particolare, a seconda delle difficoltà e delle problematiche, occorre un intervento psicoterapeutico professionale, in cui la preghiera si inserisce a completamento e a supporto.
Dunque, la preghiera passa necessariamente dall’esperienza umana, la quale però deve trasformarsi successivamente in un’esperienza spirituale, perché la vera guarigione non è tanto il recupero improvviso della salute, quanto piuttosto la conversione del cuore, cambiare la propria vita per metterla a servizio di Dio negli altri, aprire il nostro cuore alla volontà e all’opera di amore di Dio, il quale vuole far sbocciare quel seme che è stato piantato il giorno del nostro Battesimo (la fede) per farlo diventare un albero forte e rigoglioso.
Le nostre preghiere hanno un grande valore agli occhi di Dio, in particolare quando sono espressione del nostro pieno abbandono a Lui: Gesù-uomo di fronte alla sofferenza, ha avuto paura e ha sperimentato il sentirsi abbandonato da Dio nell’Orto degli Ulivi, e ha dovuto accettare la volontà del Padre per realizzare questo pieno abbandono e affrontare la passione, infatti, in qualsiasi situazione ci possiamo trovare Lui può capirci ed è con noi. Ecco perché abbiamo sempre più bisogno di pregare, per chiedere e ricevere da Dio la forza per accettare e fare la sua volontà, che spesso è diversa dalla nostra, ma che è il vero bene per noi.

Con Maria e con Gesù preghiamo e meditiamo sulla passione di Cristo e riflettiamo su come affrontare le nostre croci quotidiane, consapevoli che l’intimo tormento che a volte ci spinge a rivolgerci a Dio, non è la fine, ad esso seguirà la risurrezione e la gioia. Decidiamo di dare un senso nuovo alle nostre preghiere, non mere richieste egoistiche o semplice introspezione psicologica, ma ricerca di relazione con l’Amato, nostra fonte di Vita, e adesione al progetto di amore che il Padre ha pensato per noi e ci propone se apriamo il cuore a Lui!

Santa Pasqua nel Signore Risorto!

Dott.ssa Giusi Perna

Lascia un commento