News

Le ultime novità...

La malattia di un figlio

Categories: Senza categoria

Nostra figlia di soli due anni ha subito un pronto soccorso d’urgenza ed è stata ricoverata.
Basta una notte nel reparto pediatrico di un ospedale per scoprire una faccia del dolore e del coraggio di alcuni genitori che lascia senza parole. Basta una sola notte, ma se si rimane più giorni e più notti si scopre anche molto altro. Mamme che si danno una mano senza neanche chiederselo. Notti di confidenze davanti ad una macchinetta. Facce allegre di chi vorrebbe piangere ma inventa un nuovo gioco e una nuova canzone per affrontare la terapia. Preghiere semplici fatte di poche parole e di fiducia. L’impotenza davanti ad un pianto disperato per l’ennesimo prelievo.
Davanti al dolore di tanti innocenti ti senti piccolo davvero. Qui si ridimensionano molte cose…
Quello che colpisce e fa male è la sofferenza di un innocente. Si può giustificare la sofferenza del malvagio, ma non quella del giusto. La sofferenza, però, fa parte dell’esistenza umana e nessuno ne è esente. Gesù ha sofferto pur essendo completamente innocente. La sua sofferenza non era il castigo per qualche crimine da lui commesso. “Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme” (1Pt 20-21).
Quando la malattia colpisce un figlio, un figlio piccolo, che non capisce che cosa succede, che non sa dire dove ha male, che non comprende perché papà e mamma non gli facciano passare il male e perché lo tengano fermo durante terapie a volte dolorose, i genitori possono toccare la disperazione.
Nelle mani di Dio
Ma il Signore non lascia soli, la Sua Parola guida i passi anche nel buio. E può farsi trovare anche in una Bibbia lasciata sulla panca della Cappella dell’Ospedale, nel racconto di un genitore che porta a Gesù il proprio figlio malato (Mc 9,17). Il padre di questo ragazzo dice a Gesù: “Aiutaci e abbi compassione di noi” (Mc 9,22) ed il “noi” si riferisce all’intero nucleo familiare sconvolto dalla malattia, alla mamma ed al papà, ai fratelli, ai parenti. Gesù non solo cura e guarisce persone malate, ma si confronta anche con l’angoscia dei familiari.
Il padre si rivolge a Gesù dicendogli: “Se tu puoi qualcosa, aiutaci” e Gesù ribatte con forza ricordando la potenza della fede: “Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede” (Mc 9,23).
Perché la malattia di un familiare è anche una prova della fede. E il padre compie questo cammino: “Credo, vieni in aiuto alla mia mancanza di fede” (Mc 9,24).
Quante famiglie conoscono lo sfinimento, la stanchezza enorme, il crollo…
Il Vangelo presenta più volte madri e padri alla ricerca, disperata ed al tempo stesso piena di speranza, della guarigione di un loro figlio. Così è per la donna cananea la cui figlia è in preda a terribili sofferenze (Mt 15,22) e che dopo una vera lotta con Gesù per ottenere la sua attenzione si sentirà dire: “Donna, davvero grande è la tua fede. Ti sia fatto come desideri” (Mt 15, 28).
In questi giorni difficili la comunità ha continuato ad aiutarci anche da lontano. Il loro esempio ci ha spronato a fare di questa esperienza anche un’occasione per testimoniare la fede in famiglia.
Non lamentarsi, aiutare e confortare gli altri pazienti e familiari, pregare insieme ed organizzare momenti di preghiera anche per gli altri, come un Rosario o una Coroncina della Divina Misericordia, ringraziare i dottori, gli infermieri, gli assistenti ed i volontari, affidarsi ed affidare alla Madonna, che come mamma sa cosa vuol dire vedere soffrire un Figlio innocente… Tutti gesti piccoli, non eclatanti, ma importanti in un luogo dove sarebbe facilissimo lasciarsi andare alla rabbia impotente di chi vede il proprio figlio star male.
Gesù si è comportato nello stesso modo: mentre era sottoposto alla sofferenza, non rispondeva agli oltraggi con gli oltraggi e non minacciava di vendicarsi.
Anche il conforto degli amici intorno a noi è stato essenziale. Nell’episodio della resurrezione della figlia di Giairo, Gesù lascia entrare nella stanza dove c’è la bambina ormai morta i genitori e anche “Pietro, Giacomo e Giovanni” (Mc 5,37.40; Lc 8,51). La comunità cristiana è chiamata ad essere presente, ad entrare nella casa della famiglia dove c’è un malato o un morto. Gesù indica alla comunità cristiana un compito preciso: non lasciate sole le famiglie nel dolore e nella malattia.
Restiamo sempre uniti nella preghiera.
In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori per virtù di Colui che ci ha amati! (Rom 8,37)